26 Ott Borsa del pastore con erba medica
Capsella bursa-pastoris è una pianta il cui uso affonda le radici nella tradizione popolare. Le sue proprietà come vulneraria e cicatrizzante unità alla sua facile reperibilità su campi e strade la rendeva uno dei rimedi più comuni.
Il nome deriva da capsella, ovvero “piccola cassettina” in relazione alla forma della siliquetta (il frutto) che assomiglia ad un sacchettino. Sempre dal frutto deriva la specie, ricordante quindi nello specifico proprio la borsa tipica dei pastori.
L’azione sul sistema capillare è favorita dall’attività astringente dell’estratto, e dalla presenza di diosmina: flavonoide ad azione antiedemigena e antivaricosa. Altro aspetto per cui la pianta è conosciuta è il controllo delle metrorragie, con regolazione del flusso mestruale. I primi studi in tal senso risalgono al 1968, quando alcuni studiosi giapponesi trovarono un peptide ad attività emostatica, ma oggi sappiamo che è presente anche una quantità non trascurabile di vitamina K.
Più recentemente (marzo 2018), Naafe e Mojab hanno studiato gli effetti di un estratto idroalcolico di capsella in caso di eccessivo sanguinamento mestruale. Questa situazione può ridurre la qualità di vita e portare ad anemia da deficit di ferro. Alle pazienti era somministrato o capsule di estratto di C. bursa-pastoris (ogni 12 ore) o un antiinfiammatorio (acido mefenamico ogni 8 ore), dal primo giorno di mestruazioni fino ad un massimo di 7 giorni. In entrambi I tipi di trattamento, gli studiosi hanno registrato una riduzione del sanguinamento. I miglioramenti erano tuttavia significativamente maggiori nel gruppo trattato con la capsella.
Altro caso di sanguinamento per cui è stata studiata questa pianta è l’emorragia post-partum. Tale condizione, anche se raramente porta alla morte, può comunque portare a complicazioni per la madre. Subito dopo l’espulsione della placenta alle pazienti era infusa ossitocina con o senza l’aggiunta di un estratto idroalcolico di Capsella bursapastoris per os. Come nel caso precedente, entrambi I trattamenti si sono dimostrati efficaci nel ridurre il sanguinamento. Anche se il gruppo trattato anche con capsella aveva una riduzione più marcata.
La capsella è stata studiata anche in altri ambiti, ed in particolare nella riduzione della steatosi epatica. In questo caso, studi in vivo hanno dimostrato un possibile ruolo di questa pianta nella riduzione dell’istone actiltransferasi. Tale aspetto potrebbe portare ad una riduzione dell’accumulo di lipidi. Infatti, in ratti trattati con una dieta ipercalorica, l’aggiunta di un estratto di capsella ha ridotto l’aumento di peso, la dimensione del tessuto adipose e la concentrazione totale di colesterolo.
La presenza di vitamina K induce alla cautela nell’utilizzo di questa pianta in associazione con farmaci anticoagulanti. Particolare attenzione anche nel caso di concomitante di farmaci ipotensivi e sedativi per possibile sommazione di effetti a carico del sistema nervoso e cardiovascolare.
Luca Guizzon